nyelvtanulás alulnézetből

2016. augusztus 13., szombat

Rincorrere i dinosauri

21:14 Posted by Kámán Veronika , No comments
A múlt héten vettem egy könyvet, a címe: Mio fratello rincorre i dinosauri. A szerző, Giacomo Mazzariol még csak 19 éves, a könyv pedig az ő története és az öccséé, Giovannié, aki Down-szindrómás (ahogy a könyv címe rögtön el is árulja: Storia mia e di Giovanni che ha un cromosoma in piú), és akkor született, amikor Giacomo hétéves volt.

A könyvnek mintegy előtörténete ez a videó, amelyet Giacomo 2015-ben a Down-világnapra készített, és amelyre ez alatt a szűk másfél év alatt majdnem kétszázezren kattintottak. A főszereplő ki más lenne, mint Giovanni.



A regény az Einaudinál jelent meg idén. Elég könnyű beszerezni: Olaszországban megtalálható kisebb könyvesboltokban vagy szupermarketekben (de ez nem von le semmit az értékéből), de itthonról is megrendelhető. A kiadó honlapján bele is lapozhattok (PDF).

Még csak most kezdtem el olvasni, de az a tapasztalatom róla, hogy nemcsak a maga történet megragadó, de a nyelve logikus, jól követhető, nem gubancolódik bele az ember - mezítlábasoknak ideális!

Arról pedig, hogy hogy született, miről szól a történet, Giacomo Mazzariol mesél egy interjúban:

Marzo 2015. “Da vedere!”, posta l’amico su Facebook, mentre condivide il video di un finto colloquio di lavoro dove il candidato in giacca e farfallino è Giovanni, un ragazzo affetto da sindrome di Down, esaminato dal fratello Giacomo, diciottenne. E tra i miliardi di filmati banali, aforismi melensi e battute stantie, quella clip girata in economia di mezzi, ma pervasa da una simpatia contagiosa, conquista la Rete con la forza delle storie semplici (“The Simple Interview”, si chiama, la trovate su YouTube) e vere. A distanza di un anno Giacomo Mazzariol racconta in un libro, Mio fratello rincorre i dinosauri, in uscita per Einaudi il 26 aprile, la storia di Giovanni, che ha un cromosoma in più. E di sicuro non solo quello. 

Cominciamo dal video che vi ha reso famosi. Com’è nata questa idea? 
È nata alla fine di un percorso: il mio. Per circa dodici anni ho faticato a vedere mio fratello per quello che è, perché ero troppo impegnato a vedere quello che non è. Sì, è vero, Gio non sa moltiplicare tredici per sei, ma sa far sorridere la gente in un modo unico, tutto suo. Gio non saprà mai guidare, ma andare in macchina con lui è comunque un’esperienza indimenticabile. Così un giorno mi sono chiesto: perché non regalare il mio sguardo anche ad altre persone? E perché non provare a raccontarlo con un video?

Nel libro racconti la vostra vita con Giovanni prima ancora che lui nasca, con il “doppio annuncio” dei genitori a te e alle tue sorelle Chiara e Alice. Uno: avrete un fratellino. Due: sarà un fratellino speciale.
Il primo annuncio è carburante per il cervello e per il cuore. Ancora di più se hai cinque anni e vuoi proprio un fratello maschio con cui finalmente fare la lotta sul lettone dei genitori. Poi arriva la parola speciale, che io collego subito a supereroe. Ora posso dire che quella parola, speciale, pronunciata dai miei genitori, be’, quella parola mi ha salvato. Sì, perché io mi fido di loro, e se loro mi dicono che Gio è speciale, allora lo è davvero, e passerò tutta la vita a cercare in che cosa sia speciale.

A sette anni immagini Giovanni come un agile compagno con cui lanciarti alla conquista del mondo, e per regalo di benvenuto gli compri un ghepardo di peluche. Ma lui sarà un “ghepardo lento”, uno slow cheetah, come il pezzo dei Red Hot Chili Peppers. 
Il fatto è che dobbiamo stare attenti alle aspettative che abbiamo sulle persone. Perché le persone sono imprevedibili, sono fatte di emozioni, irrazionalità, sentimenti. E intelligenze: al plurale. E stato questo il mio primo errore: mi aspettavo qualcosa da mio fratello prima ancora di conoscerlo. Ho guardato Gio con i miei occhi e volevo che lui fosse un ghepardo, uno forte insomma. Alla fine però ho capito che un po’ ghepardo lo è, e che sa essere anche molto veloce. Semplicemente, ho cambiato il modo di misurare la velocità.

È una storia dove non mancano le difficoltà, le paure, gli imbarazzi. Ma quello che dalle tue pagine esce più di tutto è la fantasia e la forza d’animo della vostra famiglia. Per dirla alla Marzullo, voi Mazzariol vi sentite una normale famiglia speciale, o una speciale famiglia normale? 
E allora, dopo essersi fatto la domanda, “si dia la risposta”. Ritengo che non esistano famiglie normali, poiché la normalità non è altro che una media tra tutte le anormalità. In realtà sono le piccole differenze che rendono anormali le famiglie a renderle davvero speciali. È la parola speciale a essere sinonimo di famiglia

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